Letra Prima di tutto ho inventato Me stesso de Eugenio in via di gioia

Letra de Prima di tutto ho inventato Me stesso

Eugenio in via di gioia


Prima di tutto ho inventato Me stesso
Eugenio in via di gioia
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Ho lavorato per sei giorni di fila, un inferno
Finalmente al settimo mi sono riposato
Ho creato le stelle, il mondo e la natura
Ho disegnato geografia, montagne e pianura
Poi la vita cominciando dalla cellula poi via dicendo
La capra, la pecora per tessere la tela
Ho fatto evolvere la scimmia le ho messo in mano una mela
Ho catalogato le virtù un po' di intelligenza
L'ho messa anche nell'uomo e ho creato la scienza
E lui ha pensato bene che tutto quanto il creato
Non bastasse a soddisfare un desiderio innato
Di tendere, aimè, al benessere eterno, mai appagato
E così mi ha reinventato in tutte le salse:
Solo, in gruppo, potente, punitore
Dettatore autoreferenziale con il vecchio
Supervisore con il nuovo testamento
Con la barba bianca e lunga
o pelato con il doppio mento
Ma sembra che nemmeno il mio aspetto antropomorfizzato
Stia bastando a soddisfare quel desiderio innato
Di tendere aimè al benessere mai appagato
E cosi ha inventato un po’ di cose per autogestirsi
Il cappello il cappuccio e l’ombrello per coprirsi
Poi la doccia per rinfrescarsi
Ha bucato l'ozono e la sua estinzione
L'ha delegata ai maia e alla superstizione;
Ha colato cemento, che era armato
Poi tante belle associazioni che hanno negoziato;
Ha inventato gomma, bianchetto e cancellino e continua tutti i giorni a sbagliare
Con la sua grafia da prima elementare scrive male così può meglio reinterpretare
Ma sembra che nemmeno questo suo creato
Sta bastando a soddisfare quel desiderio innato
Tendere al benessere mai appagato
Cosi hai messo in dubbio le mie disposizioni
E dall'ottavo giorno cambi le impostazioni
E provi e sposti tutto un lavoro terminato
Ma non ascolti le parole del padre tanto amato
Che il bene per il figlio non è l'eccellenza
Ma colmare le lacune dell’inesperienza
Ed io che sono il padre di me stesso l'ho imparato
Ma tu non vuoi capire, della vita innamorato
E tendi al benessere eterno e appagato
E adesso cerchi una cura alla mia più grande creazione
Ma l’infinito dura tanto ed è solo frustrazione
Che non esiste cura alla mia migliore invenzione:
È proprio la mortalità la giusta guarigione


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